La storia si fa nelle piazze ma si consuma nelle aule di tribunale

La storia si fa nelle piazze ma si consuma nelle aule di tribunale

(l’autore dello scritto usa il plurale maiestatis per volonta’ di potenza)

Non ha molto senso partire dalle accuse di un pubblico ministero e amplificate da scribacchini in costante ricerca di affiatamento col padrone per tirare a campare. Uno sbraitare che non ci interessa minimamente.

Gli ideali di giustizia e liberta’ a cui diamo corpo fanno parte di una lunga tradizione, che mai si e’ sopita e mai si sopira’ semplicemente per il fatto che e’ un portato della vita, della passione, e soprattutto della non rassegnazione al mondo di merda in cui ci vogliono rinchiudere.

Un mondo di umiliazione, sopraffazione ed algoritmica prepotenza, un mondo normalizzato all’accettazione di ogni imposizione.

E cosi’ quel giorno, nella gestione militare inaugurata al g8, con grate di ferro alte 3 metri per nascondere quattro stronzi, decine di sbirri in assetto antisommossa con i loro lanciagranate ci volevano gasare, e in effetti ci sono in parte riusciti.

Ma ancora fischiava il vento in corvetto, e respingeva i gas al mittente, andando a stazionare sulla ventina di teste rasate costrette ad inalazione perpetua.

Tecnicamente, e’ stato l’operato del vento, in sinergia con l’azione dei tutori dell’ordine, a disperdere il comizio del partito fascista legalmente ricostituito.

E quando le vetrine di Mangini sotto il colpo delle granate della polizia sono andate in frantumi, abbiamo tutti pensato – e’ vero – all’esproprio delle fragranti brioche del merda, ma – lo ripeto – e’ stata solo compartecipazione psichica.

uno dei partecipanti ai “fatti di piazza corvetto” del maggio 2019