Rete di scambio

Reti di scambio esistenti. Qualche spunto di
riflessione.

L’idea di lavorare per guadagnare del denaro e’ cosi’ inveterata che un’economia che non parta da questo presupposto lascia inizialmente di stucco.

Voglio parlarvi della nostra Rae de cangiu a Torsio. La nostra moneta e` la palanca, che ha un valore equivalente all’euro. Tutto cio’ che misuri in euro, lo puoi misurare con le palanche.

La continuita’ inoltre sta nel fatto che, come da antiche tradizioni, le palanche non si accumulano.

Siamo cosi’ abituati alla relazione mercantile “do ut des” che facciamo fatica anche solo a ipotizzare che un’altra relazione di scambio sia alla nostra portata.

Chi partecipa alla Rae a Torsio condivide mutualmente la responsabilita’, e la gestione, della propria economia di rete. Il principio ispiratore e’ che ognuno di noi all’interno della rete ha un bilancio tra crediti e debiti. Tutti partono inizialmente col bilancio a zero.

Quando compriamo qualcosa da qualcuno, quel qualcuno registra sulla rete la transazione: Il venditore ha un attivo di 100 palanche, il compratore e’ in rosso di 100 palanche.

La propria esposizione in bilancio e’ la nostra cartina di tornasole nella rete e serve ai venditori per valutare se concludere transazioni o meno con noi. Ma lo scambio prescinde dalla disponibilita’ di palanche. Viene contratto un debito verso la Rae e non verso il venditore. Il venditore registrando la transazione acquisisce le palanche che gli permettono di comprare a sua volta dagli altri venditori e cosi’ via.

Il compratore dal canto suo ha il bilancio in rosso, e se continua a comprare senza mai vendere nulla a nessuno, il suo conto in rosso continuera’ a salire. Arrivato a un sacco di palanche, qualcuno della Rae potrebbe dirgli che cosi’ la rete non puo’ funzionare. Potrebbe anche dirgli che, superata la soglia del sacco di palanche di rosso, entra in uno stato critico dove gli altri soci non vogliono piu’ avere a che fare con lui… a meno che non cacci la grana: facendo da banca, dotando la rete dell’equivalente in euro delle palanche da lui (ab)usate, ottiene l’equivalente del ricomprarsi il debito per poter ripartire da zero. Un segnale del non perfetto funzionamento della Rae, che tuttavia fornisce la Rae di una disponibilita’ monetaria all’interno dell’economia di mercato in cui e’ immersa…  ad esempio, la Rae potrebbe comprare le preziose palanche dei soci in cambio del vile danaro, se un socio della Rae ha bisogno di liquidita’. Ogni scenario apre risvolti inediti ma nel caso peggiore al massimo ci si puo’ incagliare nell’economia di mercato da cui si era partiti.

Una rete del genere, innestata su un percorso di mutualita’ e autogestione in continuo confronto col il dissolvimento delle comunita’ locali e la dispersione nella cosiddetta comunita’ globale, serve a dare linfa a percorsi di transizione verso altri orizzonti.

Nella Rae non puoi comprare con le palanche tutto cio’ che compri in euro. Ma non tutto cio’ che puoi comprare con le palanche  lo potrai comprare nell’economia di mercato.  La grana infatti, diversamente dalle palanche, la devi prima acchiappare.

Seguendo il Link https://www.community-exchange.org/home/join/ ci si puo’ iscrivere, selezionando “Italy” e poi “Rae de Cangiu a Torsio” alla Rae. Dajeee

 

Locandina dell’iniziativa

 

Domenica 15 Dicembre al Circolo Matteotti a partire dalle 16.00 presentazione dell’opuscolo “Nessun approdo alla guerra“, discussione e confronto che proseguira’ anche a tavola.

La mobilitazione di portuali genovesi e solidali contro la compagnia navale nazionale saudita Bahri solleva parecchi nervi scoperti.

La guerra e` l’imprescindibile stampella dell’ordinamento sociale, sotto diversi punti di vista: nell’ambito della produzione e del commercio rappresenta il business capitalista che non conosce crisi. Tra i suoi effetti collaterali, abbiamo quello della creazione, e movimentazione, di risorse umane che, scappando dalla guerra e dalla miseria, cercano rifugio verso l’occidente in cerca di un “porto sicuro”.

Il ruolo occidentale non e` limitato dunque a quello di principale sponsor materiale dell’attivita’ bellica, tramite la produzione e vendita di armi e tecnologia ad uso militare, ma sconfina nella propaganda di “ideologie morali”, a partire dalla becera “guerra globale al terrorismo” per arrivare a piu’ orecchiabili “richieste di diritti” e gestione umanitaria dei profughi, nel principio dell'”esportazione della democrazia”.

Democrazie salde sulla “libera circolazione” delle merci, di cui i porti sono centri nevralgici, indispensabil al commercio globale e luoghi concreti del nesso guerra-razzismo, hanno equiparato, nella medesima definizione di merce, risorse umane, militari e beni di consumo dando cosi` il loro potente contributo alla sottomissione alla “legge del mercato”, che prevede l’annullamento di ogni residuale distinzione etica dall’ambito del commercio.

La moderna schiavitu`”flessibile” che ne consegue e` il risultato dell’applicazione dell’ideologia del commercio alle “risorse umane” : agenzie interinali, contratti di somministrazione sono e saranno sempre piu` richiesti per la  sopravvivenza della baracca occidentale in rapido disfacimento.

La gestione e il controllo dei flussi migratori, in termini piu’ crudi e moderni l’importazione di risorse umane, e’  centrale e fondante in qualsiasi organizzazione sociale dalla notte dei tempi. Sospinta dalle tinte fosche delle politiche razziste e persecutorie o da quelle arcobaleno dell’inclusione sociale, la sostanza che non cambia mai e che e’ alla base del problema e` la gerarchia implicita nel meccanismo del consumo.

Circolo Matteotti